Cinema

Wall Street Journal: Tom Cruise è un fiasco come produttore

Wall Street Journal: Tom Cruise è un fiasco come produttore

«Risky business», un affare rischioso. Così il Wall Street Journal definisce la decisione di Tom Cruise, un anno fa, di lanciare la sua casa cinematografica. O meglio di rilanciarla, perché la United di cui è proprietario con la socia Paula Wagner fu fondata nel 1919 da Charles Chaplin, Douglas Fairbansk e Mary Pickford, e per mezzo secolo fu una delle case più prestigiose di Hollywood. Secondo il quotidiano, Tom Cruise, attore superstar, potrebbe essere un fiasco come produttore, almeno a giudicare dal primo anno di attività. Il Wsj sottolinea che da quando si scontrò con Sumner Redstone, il presidente della Viacom, «non si vedeva più Cruise in un film». Lo si vede da qualche settimana nella sua prima produzione, «Lions for Lambs», aggiunge il giornale, «ma è un insuccesso». Un insuccesso prevedibile, a giudizio dei critici, perché Tom Cruise ha scelto un tema di cui il pubblico americano è stanco, la guerra in Afghanistan. Lions for Lambs, di cui l’attore è protagonista, ha un cast prestigioso, Meryll Streep e Robert Redford, che è anche il regista della pellicola. Ma è costato 35 milioni di dollari, e in un mese ha incassato solo 14 milioni e mezzo, segno che causerà una perdita alla United. Esistono inoltre parecchi dubbi anche sulla seconda scelta di Tom Cruise, sostiene il Wall Street Journal, il parimenti controverso «Valkyrie», costato 65 milioni di dollari, in cui l’attore interpreta la parte di un colonnello tedesco che complottò contro Hitler, e che uscirà a giugno. Come se non bastasse, a causa dello sciopero dei soggettisti a Hollywood, la United ha rinviato a tempo indeterminato il suo terzo e ancora più discusso film, «Pinkville», di Oliver Stone con Bruce Willis e Woody Harrelson, sulla strage dei civili vietnamiti del villaggio di My Lai 35 anni fa. Tom Cruise si sta giocando la carriera, già danneggiata da quelle che i media definirono le sue bizzarrie di due anni fa? Il quotidiano lascia intendere che essa è in bilico, e come la United ha bisogno di un rilancio. Ma a Hollywood e a Wall Street c’è gente che scommette che l’attore–produttore ce la farà. Si tratta della Mgm, una delle case cinematografiche più importanti, e della grande banca d’affari Merrill Lynch, che hanno dato alla United 500 milioni di dollari per una quindicina di film nei prossimi cinque anni. In cantiere c’è adesso il seguito di «The Thomas crown affair» del 1999, che incassò oltre 124 milioni di dollari. Ma l’interprete non sarà Tom Cruise, bensì quello originario, Pierce Brosnan, l’ex James Bond. Hollywood si chiede se sia un indizio di cambiamento, se Tom Cruise cioè vorrà produrre film popolari con altri protagonisti invece di puntare su se stesso e pellicole di qualità ma scarso richiamo. La United, assicura comunque la socia Paula Wagner, non intende demordere. Uno dei suoi obbiettivi, anzi, è rafforzarsi acquistando il Sundance film festival dell’Utah, la creatura di Robert Redford, che dà segni di invecchiamento ed è un buon amico di Tom Cruise. Fonte: Il Corriere della Sera